La vittoria nella Total 24 Ore di Spa ha chiuso la serie di tre 24 ore che Michele Beretta ha disputato nel breve arco di cinque settimane. Ha iniziato correndo a Le Mans con la Porsche di Proton, ha affrontato con l’Audi R8 di Phoenix il Nürburgring e ha vinto Spa in Silver Cup al volante della Mercedes AMG GTE dell’Haupt Racing Team.
Michele disegna un parallelo tra piste, vetture, emozioni e curiosità.
“Mike” traccia un quadro di queste tre gare endurance, reduce dalla bella vittoria nella 24 ore Total di Spa, al volante della Mercedes-AMG GT3 #5 schierata dal Haupt Racing Team, con al suo fianco i compagni di squadra, Hubert Haupt (GER), Sergey Afanasiev (RUS) e Gabriele Piana (ITA): “È stata una gara molto dura perché corsa in condizioni meteo molto variabili e con temperature molto basse. Alla fine abbiamo raggiunto l’obiettivo che ci eravamo prefissati e abbiamo portato a casa la vittoria nella nostra classe, la Silver Cup. La gara è stata asciutta sino alla notte, dopodiché è iniziata a cadere un po’ di pioggerellina che alzava il ritmo di 3-4 secondi, per cui si doveva essere bravi ad interpretare le condizioni della pista che cambiava continuamente ma, nonostante la pista viscida, si era costretti a rimanere in pista con le slick perché l’asfalto non era sufficientemente bagnato per le rain. E’ la situazione più stressante, perché non sai mai quanto grip troverai alla curva successiva. Oltre a questo si è aggiunto il fatto che il cielo era talmente scuro a causa delle nuvole che già alle 16.00, quando siamo partiti, sembrava sera e si è guidato sempre con scarsa visibilità. In una gara come la 24 Ore di Spa devi sempre spingere al massimo perché la competizione è elevatissima; dovendolo fare in condizioni così precarie, con la pista scivolosa era possibile fare un errore in qualsiasi momento”.
Ogni stint è stato reso impegnativo da queste condizioni imprevedibili a Spa?
“Partivamo per gli stint con le slick e non sapevamo che condizioni avremmo trovato. Improvvisamente la pista si bagnava, con quello strato insidioso di umido misto a pioggia che appena uscivi dalla traiettoria non perdonava. Le condizioni cambiano rapidamente, ma tu devi essere reattivo e spingere sempre al limite. Queste situazioni critiche sono state la causa di molti incidenti, a dimostrazione che si era sempre appesi ad un filo molto sottile. Ecco perché è stata una gara così stressante.”
Quale è stato il momento, o la situazione, di svolta per voi. Il momento in cui avete messo l’ipoteca sul successo in Silver Cup?
“L’avversario per la vittoria più competitivo era la Lamborghini del Team Barwell e nel corso della notte siamo riusciti a guadagnare su di loro un giro, grazie ad una buona strategia nella scelta del pit-stop tecnico, soste obbligatorie di 4 minuti, 2 volte nelle 24h, durante le quali si provvede alla sostituzione dei freni o interventi straordinari sulla vettura. Successivamente abbiamo avuto un problema allo splitter e per rimetterlo apposto abbiamo perso tutto il vantaggio e la Lamborghini è tornata sotto. Quando eravamo in piena lotta per la leadership della gara, poco dopo la 17esima ora, loro sono rimasti coinvolti in un incidente e si sono ritirati. Con loro in gara sarebbe stato un testa a testa fino alla fine, ma una volta liberi, abbiamo optato per una strategia conservativa viste le condizioni critiche, sacrificando alcune posizioni nell’assoluto, per non compromettere la prima posizione in Silver Cup”.
La Mercedes-AMG GT3 si è confermata come te l’aspettavi alla vigilia?
“La macchina era davvero buona, permetteva di spingere in ogni condizione e mi ha dato subito ottime sensazioni. E’ la prima vettura che guidavo con motore anteriore e sicuramente il bilanciamento così diverso dei pesi richiede un certo adattamento. In alcune fasi, a seconda delle condizioni, mi sono trovato a dover pensare a come guidare la macchina perché il mio istinto mi avrebbe portato fuori strada“.
La 24 Ore di Spa gode di una considerazione unanime, a ragione, tra gli addetti ai lavori. Anche quest’anno le aspettative non sono andate deluse per chi ha assistito alla corsa (purtroppo soltanto dalla TV)?
“Il livello dei partecipanti era elevatissimo sia tra i Pro sia nella Silver Cup, superiore ad ogni altra gara. Si respirava un agonismo tale che non sono neanche riuscito a dormire, perché in base alle condizioni della pista, che modificavano rapidamente, ci dovevamo far trovare sempre pronti per salire in macchina. Potevano cambiare le strategie rapidamente.”
Questa 24 Ore ha avuto qualche altra particolarità?
“Si, riguarda un aspetto extra sportivo ed è l’assenza di pubblico. Sono felice di essere tornato a correre, ma quando arrivo in autodromo ho sempre una sensazione strana, come se tutto fosse ancora spento. Non c’è gente in giro, non c’è nessuno negli spalti e senti il peso di questa situazione. Questi grandi eventi sportivi sono fatti per essere vissuti ‘live’, per il pubblico, e non avere nessuno è davvero triste.”
Nurbrugring, Spa e Le Mans tre piste in cui guidare è un puro godimento. Di ciascuna di queste cosa puoi dire?
“Le condizioni meteo tra Spa ed il Nürburgring sono state simili…. Il Nürburgring è una pista difficile da raccontare. Nel senso che è unica, è molto intensa e devi stare attentissimo, le velocità medie sono molto elevate, le vie di fuga quasi inesistenti e non puoi sbagliare niente. A Spa ti trovi sempre in qualifica, indipendentemente dalle condizioni che ci sono, che sia asciutto o bagnato, sei sempre sul filo del rasoio. Le Mans tra le tre è quella meno stancante dal punto di vista fisico, perché hai modo di prendere il respiro sui lunghi rettilinei. Le altre due sono piste il ritmo di guida è incalzante”.
Svelaci qualche segreto della messa a punto di questi tre gioielli?
“Al Nürburgring si deve essere molto a posto con gli ammortizzatori perché la superficie dell’asfalto è sconnessa, ci sono tanti bump, quindi avere una macchina che salta tropo tra un cordolo e l’altro non ti fa prendere confidenza con un tracciato in cui non hai tregua. Un fattore comune per le gare lunghe come le 24 ore è trovare un set-up che permetta di avere una vettura guidabile in tutte le condizioni. Anche nelle migliori condizioni ti trovi a guidare una macchina che nel corso della gara cambia continuamente. La pista varia tanto in funzione delle temperature, dell’umidità e di altri fattori esterni e di conseguenza si modifica il livello di grip, così si passa da una macchina perfetta ad avere sottosterzo o sovrasterzo nei turni successivi, senza che si possa intervenire. Ai fattori esterni si sommano le condizioni della macchina; se hai il pieno e le gomme nuove le reazioni sono di un certo tipo. Con lo svuotarsi del serbatoio e le gomme degradate, a fine stint si verificano comportamenti diversi totalmente rispetto a quanto avevi all’inizio. Il pilota deve cercare di correggere le reazioni che si innescano con il mutare delle condizioni. La macchina che reagisce al modo diverso di guidarla, è quella ideale”.
Tre 24 Ore in cui il traffico ha sempre un ruolo delicato?
“Nelle 24 Ore il traffico c’è sempre. Cambia solo la prospettiva. A Le Mans sei tu (con le GTE) il traffico e devi stare attento alla differenza di velocità con le LMP1 che arrivano come dei missili, ma assolutamente silenziosi. Al Nürburgring il traffico sono gli altri perché ci sono vetture di ogni tipo in pista e la GT3 è la categoria regina. A Spa le vetture sono tecnicamente tutte uguali ed è una qualifica di 24 ore, nessuno si risparmia, con l’asciutto, l’umido o la pioggia e le slick, tutti tirano al massimo in ogni fase. In particolare, ritengo che Spa sia molto bella da vedere grazie al fatto che ci sono sessanta macchine della stessa categoria e tanti duelli. Quest’anno il pubblico da casa, alla tv, si è divertito moltissimo a vedere la gran bagarre.”
Hai un’esperienza che inizia ad essere importante. Hai corso a Daytona, Le Mans, Nürburgring e cinque volte a Spa, per un totale di otto 24 ore disputate. Oltre ad aver corso le 12 ore di Bathrust e Sebring. Quale approccio mentale hai, per prepararti ad una gara di questo genere?
“Conosco ciò a cui vado incontro, avendo già vissuto diverse situazioni simili nelle esperienze precedenti e quindi ho un approccio sereno, senza farmi prendere dall’emozione. Quest’anno avvicinandomi alla 24 Ore di Spa, sapevo che avremmo trovato freddo con pista umida e bagnata da affrontare con le slick. Era una situazione che avevo già vissuto e quindi sapevo come comportarmi. Ad esempio, so quando chiamare le rain in caso di pioggia e sono io che quando sono in macchina guido il muretto e l’ingegnere in queste decisioni. L’esperienza è fondamentale”.
Ancora è presto per parlarne. Ma quale è la 24 ore che nel 2021 vorresti mettere nella tua bacheca?
“Mi piacerebbe il Nurbrugring. La vorrei rifare con un equipaggio e una vettura competitive, come ho fatto quest’anno, ma con un meteo un po’ più clemente”.
Hai guidato tre macchine del calibro di Porsche 911 RSR GTE, Audi R8GT e Mercedes AMG GT. Quali sensazioni ti hanno lasciato?
“La Porsche è la mia preferita. Anche perché in versione GTE è la più aggressiva, si corre senza ABS ed è la macchina che mi soddisfa più di tutte a livello di guida. La Mercedes è una GT che mi ha fatto subito sentire un buon feeeling in tutte le situazioni. Anche l’Audi è molto veloce ed è simile alla Lambo che ho guidato sino all’anno passato, mi piace molto. Devo aggiungere che il brand Porsche mi affascina, ha una storia importante in queste gare endurance che è unico. L’azienda mette un impegno pazzesco in tutti i programmi GT, a partire da come supportano i team a come prepara le macchine. Inoltre la vettura è bellissima”.
Tornando all’attualità, questo weekend affronterai l’ultimo appuntamento della ELMS a Portimao, con la Porsche Proton Competition. Campionato in cui siete in seconda posizione in piena lotta per il titolo.
“Il campionato è alla nostra portata, ma abbiamo perso punti importanti tra Spa, Monza e la seconda gara a Le Castellet. Quei punti pesano perché potevamo essere agevolmente in testa e non costretti a vincere a tutti i costi. Per fare ancora meglio, dobbiamo fare anche la pole e saremo certi del titolo”.